Perchè Dante scrive sonetti?

Ciò che m’incontra, ne la mente more,
quand’i’ vegno a veder voi, bella gioia;
e quand’io vi son presso, i’ sento Amore
che dice: "Fuggi, se ‘l perir t’è noia".

Lo viso mostra lo color del core,
che, tramortendo, ovunque po’ s’appoia;
e per la ebrietà del gran tremore
le pietre par che gridin: Moia, moia.

Peccato face chi allora mi vide,
se l’alma sbigottita non conforta,
sol dimostrando che di me li doglia,

per la pietà, che ‘l vostro gabbo ancide,
la qual si cria ne la vista morta
de li occhi, c’hanno di lor morte voglia.

 
Dite, non sembrano proprio le rime petrose? La vista della donna che uccide il poeta, e lei che lo disprezza (gabbo). Ci sono addirittura le pietre, che invocano la sua morte!
E invece sta parlando di Beatrice!
Ecco cos’era successo poco prima:

 <<4 E nel fine del mio proponimento mi parve sentire uno mirabile tremore incominciare nel mio petto da la sinistra parte e distendersi di subito per tutte le parti del mio corpo. Allora dico che io poggiai la mia persona simulatamente ad una pintura la quale circundava questa magione; e temendo non altri si fosse accorto del mio tremare, levai li occhi, e mirando le donne, vidi tra loro la gentilissima Beatrice.

5 Allora fuoro sì distrutti li miei spiriti per la forza che Amore prese veggendosi in tanta propinquitade a la gentilissima donna, che non ne rimasero in vita più che li spiriti del viso; e ancora questi rimasero fuori de li loro istrumenti, però che Amore volea stare nel loro nobilissimo luogo per vedere la mirabile donna.

6 E avvegna che io fossi altro che prima, molto mi dolea di questi spiritelli, che si lamentavano forte e diceano: "Se questi non ci infolgorasse così fuori del nostro luogo, noi potremmo stare a vedere la maraviglia di questa donna così come stanno li altri nostri pari".

7 Io dico che molte di queste donne, accorgendosi de la mia trasfigurazione, si cominciaro a maravigliare, e ragionando si gabbavano di me con questa gentilissima.>>

Insomma: lui impallidisce nel vederla, e lei lo deride per questo con le amiche!

In seguito a tale episodio aveva scritto un altro sonetto:

Con l’altre donne mia vista gabbate,
e non pensate, donna, onde si mova
ch’io vi rassembri sì figura nova
quando riguardo la vostra beltate.

Se lo saveste, non poria Pietate
tener più contra me l’usata prova,
ché Amor, quando sì presso a voi mi trova,
prende baldanza e tanta securtate,

che fere tra’ miei spiriti paurosi,
e quale ancide, e qual pinge di fore,
sì che solo remane a veder vui:


ond’io mi cangio in figura d’altrui,
ma non sì ch’io non senta bene allore
li guai de li scacciati tormentosi.

Questa Beatrice non era poi tanto gentile nei suoi confronti… (per quanto lui si ostini a chiamarla "gentilissima"!).

E, in effetti, anche le amiche di Beatrice non hanno proprio idea del perchè lui continui ad amarla. Ma sentite cosa succede quando glielo chiedono:

<<3 Le donne erano molte, tra le quali n’avea certe che si rideano tra loro. Altre v’erano che mi guardavano, aspettando che io dovessi dire. Altre v’erano che parlavano tra loro. De le quali una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse queste parole: "A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo". E poi che m’ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte l’altre cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione.

4 Allora dissi queste parole loro: "Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, e in quello dimorava la beatitudine, ché era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno".

5 Allora queste donne cominciaro a parlare tra loro; e sì come talora vedemo cadere l’acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole uscire mischiate di sospiri.

6 E poi che alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse questa donna che m’avea prima parlato, queste parole: "Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine". Ed io, rispondendo lei, dissi cotanto: "In quelle parole che lodano la donna mia".>>

Parafrsi: "Cosa serve che tu la ami, se svieni solo a vederla [e dunque non riuscirai mai a portartela a letto]?" "Io mi accontentavo del suo saluto, fino a che me lo dava. Ora che mi ha voluto negare anche quello, pur di continuare ad amarla, ripiegerò su quello che nessuno può tigliermi: comporre poesie che la lodino."

Dunque, tutte le belle poesie della Vita Nova non sono che un estremo ripiego, dettato dall’impossibilità di essere da lei riamato a causa della timidezza!

Non c’è che dire, si scoprono cose interessanti a leggere le opere antiche!

Tutto questo mi ha ispirato un sonetto:

 

Talmente splende Amore dal tuo riso

che mette in ombra pur l’arcobaleno;

tanta dolcezza incurva il tüo seno

che non l’audisco quasi mirar fiso.

 

La perfezione alberga nel tuo viso:

ovunque incedi fai l’aere sereno

ed ogni uomo di letizia pieno;

l’anime innalzi infino al paradiso.

 

Gli angeli gridan da divina altezza:

“Quale miracolo, in lande diaboliche!

Degna è di nöi sì immensa bellezza!”

 

Però più grande è ancor la timidezza

per cui io canto a te lodi iperboliche,

ma muoio dal disio delle tue labbra!

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Qui il mio curriculum online. "nerd score"
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Una risposta a Perchè Dante scrive sonetti?

  1. Gianluca ha detto:


    …   Dante era una persona che secondo me si sarebbe trovata  d\’accordo con te, mio caro Dò (solo su certe questioni però)


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